L’esperienza della rinascita di Milano dopo il 1945 mette in chiara luce l’importanza essenziale della cultura come fondamento della ricostruzione. Nell’agosto del 1943, anche al fine di convincere il Governo Badoglio a firmare l’armistizio, Milano fu bersaglio di bombardamenti a tappeto.
L’elenco dei danni colpisce e commuove ancora oggi: da Brera, al Poldi Pezzoli, al Palazzo Reale, al Duomo, al Teatro alla Scala, con il miracolo dell’Ultima Cena.
Quella notte infatti una bomba centrò il chiostro di Santa Maria delle Grazie sgretolando la parte orientale del refettorio e facendo crollare il tetto. All’alba i frati domenicani videro che l’unico muro rimasto in piedi era proprio la parete del Cenacolo: l’avevano protetta i sacchi di sabbia e le impalcature di legno che erano stati sistemati dai funzionari della Sovrintendenza nel 1940.
Non si può tacere lo sforzo indimenticabile di eroi della cultura, che in tutta Italia in quegli anni, e per onestà occorre dire con il contributo eccezionale del Vaticano e del Cardinale Montini, che con impegno indescrivibile misero in salvo, dalle bombe e dalle razzie dei nazisti, la gran parte dei nostri capolavori di pittura e di scultura.
L’impegno immediato dopo l’aprile del 1945, le decisioni delle prime ore di libertà, riguardarono l’assistenza e la cultura, la messa a disposizione di medicinali, il funzionamento delle biblioteche e l’avvio della ricostruzione degli edifici bombardati, in primis il Teatro alla Scala.
E non fu certo una combinazione se i primi soldi per l’acquisto di penicillina – allora costosissima – furono forniti immediatamente da un industriale, Antonio Ghiringhelli, che fu per ventisette anni Sovrintendente alla Scala e mente e braccio della ricostruzione del teatro dei milanesi.
La Scala riaprì a tempo di record l’11 maggio del 1946 con un concerto di musica italiana diretto da Arturo Toscanini: rinasceva quella sera Milano, rinasceva l’Italia.
Lo sforzo di dare un’anima alla ricostruzione dopo la guerra attraverso il ripristino dei luoghi di cultura e la nascita di nuovi, vede tutti uniti.
E’ sulla cultura che Milano e l’Italia hanno fondato la ricostruzione economica e civile nel dopoguerra. La grande mostra del 1951 su Caravaggio, quella su Picasso con l’esposizione di Guernica, e la mostra sulla fotografia europea a Brera suggellano quella che sarà la dimensione di Milano nel contesto internazionale.
Nel 2005 il Presidente della Repubblica Ciampi, consegnando alle due figlie di Pasquale Rotondi (uno dei protagonisti del salvataggio di un numero incredibile di opere d’arte durante la guerra) la medaglia d’oro al merito culturale, disse:
Investire nella cultura, credere nella cultura, è una necessità per noi italiani. Se funzionano i nostri musei, se funziona il nostro cinema, il nostro teatro, la nostra musica, allora funziona meglio tutta la società italiana, e con essa l’economia
Dunque dalla cultura dovremo ripartire, un compito che non dovrà essere svolto soltanto delle Istituzioni, ma da ciascuno di noi che vive e opera in questo mondo, o da chi ne fruisce. Un vero impegno politico, nel senso che dipenderà da tutti noi. Prepariamoci tutti. E ricordiamo, senza retorica, che fu nelle grandi pestilenze che mise le radici il nostro Rinascimento.
contributo di Alberto Meomartini, autore insieme allo storico Andrea Villa, di un libro in uscita a ottobre 2020 sulle donne e gli uomini che hanno difeso le opere d’arte italiane durante la seconda guerra mondiale[:]