L’arte ai tempi della pandemia. La retrospettiva dedicata a Edward Hopper, in corso a Basilea, in Svizzera, è un buon esempio di come cambi la fruizione artistica per effetto delle misure di prevenzione dei contagi.
Ad ammirare le tele dell’artista nato negli Stati Uniti nel 1882 e padre del realismo americano, saranno ammesse solo 300 persone al giorno, “Poter vedere le opere di Edward Hopper è interessante sempre. Ma qui c’è una coincidenza, tra questi spazi vuoti, questi personaggi racchiusi nei suoi dipinti e la realtà. In effetti c’è qualche somiglianza”, dice una visitatrice della mostra.
Una somiglianza casuale ma lo stesso simbolica. L’uso della luce e del colore allude a stati d’animo complessi che in una certa misura anticipano lo smarrimento che gli individui sono costretti a provare in questa fase storica. Ulf Küster, curatore della mostra: “La donna guarda fuori dalla finestra, vede qualcosa di affascinante, un pericolo sconosciuto. Ma forse non sta guardando fuori, forse sta solo guardando un muro o uno specchio, quindi sta guardando se stessa. In questo isolamento, in questa casa, è come intrappolata in se stessa e inizia a riflettere su se stessa”.
La mostra, al Museo della Fondazione Beleyer di Basilea, è stata prorogata fino alla fine di luglio[:]