Coronavirus. Emergenza Media e Fake News: basta con il sensazionalismo fine a se stesso che potrebbe provocare, per il futuro della ripresa, una condizione psicologica, individuale e collettiva, rinunziataria, alienata e disfattista
Ci vorrebbe maggiore equilibrio, nella comunicazione, tra l’aspetto scientifico della notizia e il sensazionalismo che ormai si attribuisce ad essa.
Il Covid-19 non è una semplice influenza, ma non è neppure l’Ebola.
Sta creando tensioni e pressioni, sicuramente, anche per la carenza di strutture disponibili ad affrontare un’emergenza sanitaria di questa portata.
Ogni giorno, tuttavia, televisioni, giornali trattano di questo virus, in modo non professionale, contribuendo ad aumentare e non ad attenuare la tensione collettiva, senza contare le deleterie fake news che spopolano sui social.
Da editore comprendo che tutto quanto fa notizia possa attirare l’attenzione delle persone e di conseguenza degli sponsor e via discorrendo.
Ma ciò non può valere in questa drammatica situazione.
Riportare, ad ogni ora, per tutto il giorno, il numero dei morti, degli infettati, con annunzi e titoloni in evidenza, contribuirà solo a provocare una disgregazione psicologica e sociale.
Questo sensazionalismo fine a se stesso sta diventando un virus, aggiuntivo al Coronavirus, e sta creando un forte impatto negativo nel cervello delle persone che, a lungo andare, potrebbe rivelarsi un autentico boomerang proprio per i media.
Ci sono molte altre malattie, disagi sociali, che causano molti più morti, ma non sono riportate, ogni ora, come accade per il Covid-19.
Sono consapevole che, per mille motivi, non sia facile dare il giusto peso alle cose e decidere come una notizia debba essere comunicata.
Sono convinto, comunque, che la troppa esposizione, l’eccesso, l’ossessione comunicativa, una sorta di overdose, alimenterà ulteriormente il panico, individuale e collettivo, che non sarà facile sradicare quando si dovrà ripartire nella ripresa.
A partire dall’economia, ma non solo, che potrebbe subire degli effetti devastanti e che, richiederà, per il dopo, forza di volontà, determinazione e ottimismo, non una condizione psicologica rinunciataria, alienata e disfattista.
Luigi Lauro[:]