L’emergenza Covid ha preso tutti di sorpresa ed ha fatto scattare una vera e propria corsa all’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e disinfettanti.
La corsia dei detergenti per la casa nei supermercati è stata completamente svaligiata, cosi anche le farmacie che hanno creato scaffali e isole per la vendita di disinfettanti, salviette imbevute d’alcol, gel per le mani, amuchina ecc…
Ma tra tutte queste confezioni ce ne è una che ci accompagna dagli anni ottanta: un’icona della grafica e del design italiano applicato all’industria farmaceutica.
Si tratta del Bialcol, o meglio del suo flacone, disegnato da Alfonso Grassi e dal Gruppo MID per Novartis, Compasso d’oro nel 1985.
Il packaging del Bialcol è un chiaro esempio di come gli oggetti della vita di tutti i giorni hanno una loro storia spesso sconosciuta ai più, fatta di aneddoti unici e di progettisti e designer che attraverso la loro visione del mondo hanno saputo cambiare e migliorare le abitudini dei consumatori.
Bialcol è un oggetto sapientemente progettato e pensato che a distanza di tempo continua a confermarsi vincente e attuale.
Dietro a questa apparentemente “semplice” confezione di plastica ci sono tantissimi pensieri che l’hanno resa unica.
La famosa bottiglietta verde con il suo indimenticabile tappo bianco stondato e con la grande scritta BIALCOL è stata disegnata per semplificare le azioni di apertura e chiusura del flacone nei momenti di emergenza.
I due piani inclinati a ridosso del collo della bottiglia danno infatti stabilità alla struttura, e la forma triangolare del tappo semplifica al massimo la procedura di apertura, riducendo il rischio di rovesciare il contenuto.
Il tappo triangolare è l’elemento iconico del prodotto, la cui genesi ha come ispirazione i copricapi e le pettorine delle religiose che un tempo prestavano servizio come infermiere negli ospedali.
Alfonso Grassi era un designer eclettico, ironico e tanto spiritoso quanto colto. I cappelli e I copricapi erano una delle sue grandi passioni, e non ci meraviglia che sia sia stato proprio un copricapo ad ispirarlo nel progetto del Bialcol.
Il flacone di Bialcol è solo uno dei grandi progetti realizzati dallo Studio MID.
Il Gruppo MID (Mutamento Immagine Dimensione) nasce nel 1964 e tra gli anni Sessanta e Settanta ha rappresentato uno dei fronti più avanzati dell’avanguardia internazionale, tale da inaugurare una nuova epoca nella definizione dell’opera d’arte. I suoi protagonisti, sulla scia dei precedenti movimenti dell’Arte Cinetica e Programmata, realizzavano opere di concezione ottico-astratte, impiegando le più nuove invenzioni dell’elettronica, della illuminotecnica, della Cibernetica e della comunicazione visuale, rendendo lo spettatore parte attiva dell’avvenimento estetico, così da anticipare, in un certo senso, l’arte digitale e multimediale.
A differenza dei loro precursori però, avviarono uno stretto contatto col design e, parallelamente, seppero accompagnare il lavoro con una riflessione teorica animata da istanze politico-sociali strettamente legate agli eventi del loro tempo.
I fondatori di questo movimento furono Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca, Alberto Marangoni che nel 1966 diedero vita allo Studio MID.
Nel 1968 lo studio vince il Concorso internazionale per il progetto del Padiglione Italia alla XIV Triennale di Milano e nel 1979 si aggiudica il Compasso d’Oro per l’immagine coordinata e l’allestimento della mostra Tre secoli di calcolo automatico, IBM Italia al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano.
Nello stesso anno riceve la segnalazione al Compasso d’Oro per l’immagine grafica del settimanale L’Europeo di Rizzoli; seguono innumerevoli allestimenti e progetti di prodotti industriali ancora oggi in commercio, come il rasoio Bic Black (1975) e il flacone per il Bialcol (1985).